domenica 29 luglio 2007

Quattro anni di guerra in Iraq

Il giorno in cui Bush perderà il sonno

di Tahar Ben Jelloun

Allora sapremo che il presidente americano è tornato a essere un uomo. Ma le conseguenze della guerra in Iraq rimarranno a lungo

I resti di un'autobomba a BaghdadQuattro anni dopo l'ingresso delle truppe americane a Baghdad e la caduta di Saddam, l'Iraq continua a immolare dalle 50 alle 100 persone al giorno. Nel momento in cui scrivo, sono certo che alcuni suoi cittadini stanno per morire in seguito a un'esplosione in un mercato o lungo una strada affollata. E sono altrettanto sicuro che l'uomo in abito grigio che sta uscendo da casa incrocerà un proiettile entro la fine della giornata. Mentre leggete questo articolo, sappiate che fra il momento in cui l'ho scritto e il giorno in cui è stato pubblicato, sono state uccise almeno 300 persone. E domani ci saranno altre vittime, specialmente donne e bambini.Quanto ai feriti, avete notato che nessuno ne parla più sui giornali? E che non fanno notizia neppure se perdono in seguito la vita? Perché parlarne, del resto, visto che si tratta soltanto di iracheni, di arabi, di musulmani? In compenso, tutta la stampa mondiale riporta, caso per caso, il numero di vittime americane. In questo preciso istante, martedì 10 aprile, apprendo che quattro soldati statunitensi sono stati uccisi. Sappiamo tutti che all'inizio di quest'anno si è oltrepassata la soglia dei 3 mila morti fra i loro ranghi. Ma com'è noto, ci sono morti più interessanti, importanti e simpatici degli altri. È fondamentale far conoscere che la potenza più grande del mondo ha perso 3 mila giovani in questa guerra contro un popolo che non le ha fatto niente. Né si può addurre l'attenuante che tutto questo sia servito a smantellare le organizzazioni terroriste, a dar la caccia a Bin Laden e a catturare i suoi seguaci, visto che sono morti in seguito ad attacchi di iracheni che non li volevano nel loro paese. Si tratta dunque di una situazione assurda quanto 'il deserto dei tartari', voluta da un presidente eletto con scarsi consensi, che voleva dimostrare che l'America è sempre potente.
Così, ogni giorno, ha il suo numero di vittime, con cifre che variano di poco. È matematico. Soldati, resistenti, cittadini che non partecipano a questa guerra, muoiono ogni giorno. E dopo 1.468 giorni di occupazione americana, il numero complessivo di morti supera i 100 mila. Oggi, nessuno sa come uscire da questo pantano né soprattutto come riportare la pace in questo paese. Tutte le affermazioni dell'entourage di Bush si sono rivelate menzogne ed errori. L'esportazione della democrazia non è stata come bere un bicchier d'acqua. Il terrorismo internazionale ha trovato in questo paese una base operativa e un laboratorio sperimentale insperati. Al Qaeda agisce con arroganza in Iraq, seminando morte un po' ovunque. Una guerra civile fra sunniti e sciiti è incominciata. Saddam Hussein è stato giustiziato prima che fossero terminati tutti i procedimenti giudiziari a suo carico. Il paese è stato distrutto. La sua economia versa in condizioni catastrofiche. Il bilancio di questi quattro anni è negativo sotto ogni profilo. Non c'è nessun dato confortante. Ma il popolo americano si è risvegliato, rifiutando questa guerra. Gli Stati Uniti vengono biasimati e le grandi manifestazioni sciite a Najaf, l'8 aprile scorso, hanno attribuito loro la responsabilità di tutti questi misfatti. E in quello stesso giorno, un'autobomba è esplosa a Mahmoiudiya, a sud di Baghdad, facendo 18 morti. Ed ecco che si parla della conferenza di Sharm el Sheikh in Egitto, in programma il 3 e 4 maggio prossimi. Un'altra riunione in cui si cercherà di stanare il soldato Bush dalla giungla del crimine. Si dovrà porgergli la mano, indicargli qualche via d'uscita. Come lasciare infatti l'Iraq, senza perdere la faccia? Ma al suo popolo, esposto ogni giorno alle bombe, importa ben poco di questo. Pretende soltanto, senza che nessuno lo ascolti, di vivere, in modo indipendente, senza terrorismo né guerra civile, alimentata, com'è noto, da vicini benevolenti!Il giorno in cui Bush perderà completamente il sonno, sapremo allora che è tornato a essere un uomo, ovvero una persona dotata di una coscienza. Le conseguenze negative della sua politica in Iraq continueranno, rimarranno a lungo un incubo per questo paese dove più del 60 per cento degli abitanti la rigettano. Ma la terra continuerà a girare come se il destino dell'uomo fosse scandito dalla guerra, dall'ingiustizia e dal disprezzo dei diritti umanitari più elementari.

traduzione di Mario Baccianini
(27 aprile 2007)
da: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Il-giorno-in-cui-Bush-perdera-il-sonno/1586747

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